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La barriera corallina
Una delle meraviglie naturali più suggestive e straordinarie è sicuramente la barriera corallina, una formazione rocciosa presente in molti mari e oceani. Sono così chiamate perché costituiscono delle lunghe fasce che separano il mare profondo dalla laguna costiera smorzando le onde e gli eventuali tsunami.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che l’origine di questo accrescimento è animale. Le barriere sono costituite interamente dagli scheletri sedimentati dei coralli, degli animali appartenenti alla classe degli Antozoi, conosciuti anche come polpi, grandi solo pochi millimetri. Questi organismi hanno sviluppato la capacità di creare una struttura in carbonato di calcio all’interno dei loro tessuti che, una volta morti i polpi, va a formare il comune corallo. Le barriere sono diffuse in tutto il mondo dove il fondale marino o oceanico è piuttosto basso, al massimo 5 metri di profondità, questo perché necessitano di ricevere molta luce solare che serve per la proliferazione delle alghe utili alla costruzione degli scheletri dei polpi.
Queste formazioni sono famose per la varietà di esseri viventi che ospitano al loro interno o che vi trovano rifugio e nutrimenti. Sono popolate da un’infinità di specie di pesci come il pesce pagliaccio, divenuto famoso per il celebre film, ma anche molluschi, microrganismi, crostacei e tartarughe tutti riccamente colorati e dalle forme più stravaganti. Tutti gli animali che vi abitano partecipano al mantenimento dell’ecosistema aiutando la crescita dei coralli e l’aumento conseguente delle dimensioni della barriera.
La bellezza di queste barriere è inimitabile: esse sono meta di turisti e appassionati di immersioni subacquee, ed i recenti cambiamenti climatici stanno minando rapidamente la loro esistenza. Per poter godere in futuro della straordinarietà degli ambienti marini come questi è necessario invertire immediatamente, anche nelle attività di tutti i giorni, l’aumento dell’effetto serra.
Come si è formata la barriera corallina
Come accennato nel paragrafo precedente, la barriera corallina è una formazione rocciosa biogenica sottomarina, formata cioè dall’accumulo di sedimenti costituiti dagli scheletri in carbonato di calcio, il principale componente del calcare. I polipi Antozoi sono dotati della capacità di creare una struttura interna in questo materiale per avere un sostegno e non essere in balia della corrente. Infatti, lo scheletro li mantiene ancorati alla roccia sottostante mentre, con i loro otto tentacoli, catturano le sostanze nutritive che derivano dal rapporto simbiotico con le Zooxanthellae, delle microalghe.
Col passare del tempo, i polipi si dividono tramite riproduzione asessuata ampliando gli accrescimenti e costituendo la forma tipica dei coralli. Qualora raggiungano un’alta concentrazione, liberano le uova e gli spermatozoi per la fecondazione. Le uova che vengono fecondate, una bassissima percentuale, vengono trasportate dalla corrente e si depositano su rocce o altre superfici dove iniziano la loro crescita colonizzando una nuova zona.
Quando lo sviluppo è compiuto o la grandezza del corallo è particolarmente elevata, progressivamente i polipi muoiono e lasciano i loro scheletri che costituiscono un nuovo terreno da colonizzare. La crescita è, quindi, stratificata e l’altezza che una barriera corallina può raggiungere dipende appunto da quante colonie nascano e si sviluppino. La parte vitale della barriera è sempre quella esposta alla luce, mentre la base è costituita da scheletri in carbonato di calcio.
La riduzione e la scomparsa della barriera corallina
Il problema principale della barriera corallina è l’uomo e, per la precisione, la sua attitudine ad inquinare gli ambienti, in primis quello marino. Tralasciando le isole galleggianti di spazzatura che circolano nei nostri oceani, la causa maggiore della riduzione e della progressiva scomparsa dei coralli è l’effetto serra.
Da molti anni si sente parlare dello sbiancamento dei coralli, un fenomeno terrificante che porta alla morte dei polipi i quali, per cause ancora non del tutto conosciute ma inerenti all’aumento della temperatura, della salinità e dei valori chimici dell’acqua, espellono le alghe da cui traggono nutrimento e in pochi giorni muoiono perdendo i caratteristici colori sgargianti.
Studi dimostrano che le barriere coralline sono in via di estinzione in tempi brevi, circa 50 anni, un dato certamente credibile se si pensa che, in seguito agli effetti dell’El Niño nel 1998, il riscaldamento dell’Oceano Pacifico portò alla morte del 90% di un tipo di corallo.
Le barriere coralline nel mondo
La presenza delle barriere coralline si concentra nei mari caldi, limpidi, con un basso fondale e con un’alta irradiazione solare. La più grande si trova in Australia ed è la Grande Barriera Corallina nelle coste del Queensland. È la più estesa del mondo, misura circa 344.400 kmq, quasi quanto la Germania, ed è visibile dallo spazio. Rientra nel Patrimonio dell’Umanità dal 1981.
Altre barrire si trovano spostandosi in Brasile dove c’è la famosa Barriera di Abrolhos, caratterizzata dai coralli fungo, classificata come seconda più grande al mondo. Al terzo posto troviamo la Barriera di Andros delle Bahamas che raggiunge i 1800 metri di profondità (presenta polipi che non si nutrono di alghe e non necessitano quindi di luce). Conosciuta per gli squali, i cavallucci, le stelle marine, i delfini ed oltre 500 varietà di animali, la Barriera Corallina del Belize è un pullulare di biodiversità. Anche in Africa sono presenti, basti pensare all’Atollo di Aldabra delle Seychelles. A noi più vicine, quella del Mar Rosso, lunga 1.995, o quella siciliana, nonché piccoli accrescimenti lungo le coste italiane prevalentemente in profondità.